Sabato…. trippa! – in pentola a pressione

Quando ero piccola mia nonna cucinava  spesso la trippa per mio papa’.
Immancabilmente guardavo da altre parti, serravo la bocca e non avevp la minima intenzione di ASSAGGIARLA.

Ma si sa, tutto cambia e nulla rimane statico.
La prima volta che ho tentato il suo assaggio, e’ stato una quindicina di anni fa, quando avevo frequentato dei corsi di cucina.
In particolare questo, dove l’argomento principale era la carne.

Ben immaginando la situazione di rifiuto, la cuoca di allora (Adriana), aveva cucinato solamente una piccola porzione di trippa, giusto per farla assaggiare.
Non mi sono tirata indietro e… ho aperto la bocca.

Proprio come dicono i romani..

“Nun c’è trippa pe’ gatti” 

(ossia quando non esistono alternative, quando non ce n’è per nessuno|.

Trippa

Ecco perche’, pur non cercandola direttamente, l’ho vista congelata al supermercato ed ho deciso di volerla provare a cucinare (almeno una volta nella propria vita bisogna fare nuove esperienze)

In rete ho trovato tantissime ricette per la preparazione di un piatto con questo ingrediente, e come sempre ho terminato di fare di testa mia.

Se ho capito correttamente la confezione, dato che non riportava troppe indicazioni, era gia’ precotta (e quindi anche lavata).

Ingredienti – Trippa “a modo mio” – 2 persone

600gr di trippa
1 spicchio d'aglio
1 carota
2 gambi di sedano
1/2 cipolla (grossa)
olio
2 patate
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
passata di pomodoro
1 bicchiere di brodo (dado)
croste di parmigiano (facoltativo)
fagioli bianchi
parmigiano grattugiato
sale, pepe

Procedimento

Sciacquate bene la trippa e asciugatela. Eventualmente tagliatela a fette.

Trippa precotta

Nella base della pentola a pressione, inserite l’olio e fatelo aromatizzare con uno spicchio d’aglio in camicia.

Aggiungete in seguito le carota, la cipolla ed il sedano affettati ed a pezzetti, facendo insaporire il tutto e rosolare bene.

Inserite la trippa e continuate a rosolare.

Salate, pepate, inserite un cucchiaio di concentrato di pomodoro, la passata, le patate a tocchetti ed il brodo.

Se le avete, potete aggiungere anche delle croste di parmigiano, per insaporire ulteriormente il piatto.

Chiudete la pentola a pressione con il suo coperchio e portate al fischio, a questo punto abbassate al minimo e cuocete per circa 30 minuti.

Trippa

Avendo tempo ho fatto sfiatare naturalmente prima di inserire i fagioli (*)

Impiattate, aggiungete parmigiano grattugiato, un filo di olio a crudo, eventualmente del peperoncino.

Accompagnate con fette di pane casareccio.

Trippa

Note Personali

  • Solitamente conservo le croste di parmigiano surgelate, da aggiungere anche nei minestroni
  • I fagioli li ho inseriti post-cottura. Avrei voluto quelli bianchi di Spagna, ma ho trovato solamente cannellini in lattina. Questi acquistati erano molto cotti, quindi ho preferito non cuocerli ulteriormente.
  • Ho scovato anche un Blog pieno di informazioni e curiosita’ riguardanti la trippa. Se anche voi siete curiosi, provate a fare un giro da Troppatrippa

Se volete avere maggiori informazioni circa la trippa, qui di seguito potrete trovare qualche dato, tratto da https://www.alimentipedia.it/trippa.html
Sulla pagina originale troverete maggiori dettagli e figure indicative.

L’uso della trippa in cucina è molto diffuso in Italia tanto che ogni regione ha una propria ricetta tradizionale, tra le più famose: trippa di Moncalieri, salume della gastronomia piemontese trippa alla fiorentina, al tegame, accompagnata da salsa di pomodori e altre verdure trippa alla Romana, con salsa di pomodori lampredotto, usato dai trippai fiorentini per preparare il tradizionale panino con salsa verde busecca, trippa alla milanese

La trippa fa parte del cosiddetto quinto quarto, è una frattaglia molto economica, usata in gastronomia e ricavata dalle diverse parti dello stomaco del bovino. Diversamente da quanti pensano non è ricavata dall’intestino. La trippa costituisce un alimento tradizionale di molte regioni d’Italia, in particolare della cucina romana, toscana e milanese, viene tagliata a strisce e quindi cotta in modi diversi. È consumata fin dall’antichità, i greci la cucinavano sulla brace, mentre i romani la usavano per preparare salsicce. Soprattutto il foiolo è una carne magra.

Anche se ha un aspetto più invitante il tipo bianco, è bene preferire la trippa detta grigia o scura, che ha subito un giusto lavaggio ed una leggera scottatura; infatti per farla diventare così bianca viene lavata con detergenti chimici e sottoposta ad una prelessatura eccessivamente lunga, che ne alterano le qualità organolettiche e meno saporita.

Trippa

Un po’ qua … und ein bisschen dort

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