Uno dei frutti che piu’ simboleggia l’estate e’ senza ombra di dubbio la pesca.
Nella versione crostata, degustata come parfait, nei dessert, a fettine nel vino ross ma anche come semplice frutto rinfresca la bocca con la sua polpa carnosa.
Ecco perche’ mi e’ venuto in mente il romanzo scritto, da Roald Dahl, “James e la pesca gigante” riadattato in modo magistrale anche per la televisione, proprio mentre ne assaporavo una.
James Henry Trotter è un bambino che, fino a quattro anni, vive con la mamma e il papà in una bellissima casetta sul mare.
Un brutto giorno i suoi genitori vanno a Londra e vengono mangiati da un rinoceronte rabbioso fuggito dallo zoo.
Così James resta orfano.
Viene affidato alla zia Spugna (bassa e grassa) e alla zia Stecco (alta e magrissima), che vivono in una specie di castello su una collina.
Le zie sono cattivissime e chiamano James con dei brutti nomignoli, lo maltrattano, lo insultano, lo picchiano senza motivo e lo fanno lavorare come un mulo. Inoltre sono talmente pigre che non lo fanno mai uscire dal loro giardino.
James, quindi, non ha nemmeno un amico ed è sempre solo.
Ma ecco che improvvisamente dall’albero nasce una pesca che cresce a vista d’occhio e a dismisura.
Le zie pensano di allontanare James e di lucrare sul fenomeno facendo pagare il biglietto a chi volesse andare a vedere la sorprendente pesca nel loro giardino. Ma James, lasciato fuori di casa una sera, cerca rifugio proprio nella pesca entrando da un buco. E lì incontra degli amici animali con i quali inizia un lungo viaggio e straordinarie avventure a bordo del frutto in direzione di New York..
Protagonisti, assieme al bambino, alcuni insetti di dimensioni enormi, che diventano suoi amici, mentre le due zie fanno la fine che si meritano.
Ai Walt Disney Animation Studios, all’inizio degli anni ’80, Joe Ranft cercò di convincere lo studio a produrre un film basato su James e la pesca gigante (1961) di Roald Dahl, un libro che lo aveva affascinato per il suo materiale “liberatorio” fin dalla prima lettura in terza elementare.
Tuttavia, la Disney rifiutò per motivi legati a un processo di animazione potenzialmente costoso e difficile e al soggetto bizzarro del materiale di partenza. Tra gli animatori esposti al libro da Ranft c’era Henry Selick che, pur avendo apprezzato il libro e pensato di adattarlo allo schermo per diversi anni, si rese conto degli ostacoli che avrebbe incontrato, come la natura onirica del materiale di partenza, la struttura episodica e la reputazione di altri libri di Dahl, così controversi da essere banditi in alcune parti del mondo.
Felicity Dahl, vedova di Roald ed esecutrice del suo patrimonio, iniziò a offrire i diritti cinematografici del libro nell’estate del 1992; tra gli interessati c’erano Steven Spielberg e Danny DeVito.
La Walt Disney Pictures acquistò i diritti cinematografici del libro dalla Dahl Estate nel 1992.
Secondo la vedova di Roald Dahl, Felicity “Liccy”, lo scrittore “sarebbe stato felicissimo di quello che hanno fatto con James. È un film meraviglioso”.
Un po’ qua … und ein bisschen dort