# 171 – Repubblica Democratica Federale d’Etiopia. Doro Shiro Wat

L’Etiopia (AFI: /eti.ˈɔpja/), ufficialmente denominata Repubblica Federale Democratica d’Etiopia (ye-Ītyōṗṗyā Fēdēralāwī Dīmōkrāsīyāwī Rīpeblīk ), è uno Stato dell’Africa orientale situato nel Corno d’Africa, con una popolazione di circa 117 milioni di abitanti e con capitale Addis Abeba.

Confina a nord con l’Eritrea, a nord-est con il Gibuti e il territorio conteso del Somaliland, a est con la Somalia, a ovest con il Sudan e il Sudan del Sud e a sud con il Kenya. Priva di sbocchi sul mare, occupa una superficie totale di 1.100.000 chilometri quadrati ma con una bassa densità di popolazione.

In greco il nome Αἰθιοπία, Aithiopía (da Αἰθίοψ, Aithíops, “un etiope”), citato anche nell’Iliade, è una parola composta da αἴθω, aíthō (“io brucio”) + ὤψ, ṓps (“faccia”); significa quindi letteralmente “faccia bruciata”, ossia “persona dalla pelle scura”. Lo storico greco Erodoto utilizzò il termine per indicare le terre abitate dai neri a est del Nilo, corrispondenti al Corno d’Africa e al Sudan odierni.

Secondo Ethnologue in Etiopia si parlano novanta lingue diverse.
La maggior parte delle persone nel paese parla lingue afro-asiatiche e cuscitiche o dialetti originati da rami semitici. Il primo gruppo comprende l’oromiffa, lingua parlata dal popolo degli Oromo, l’amarico, parlato dal popolo Amhara, e il tigrino, parlato dal popolo Tigray-Tigrinya. Insieme, questi tre gruppi costituiscono circa i tre quarti della popolazione etiope. Altre lingue afro-asiatiche comprendono il cuscitico Sidamo, l’Afar, lo hadiyya e le lingue agaw, così come le lingue semitiche, guraghé, harari, Silt’e e Argobba e il somalo parlato dal popolo somalo.
Inoltre, lingue omotiche sono parlate dagli Omotici, minoranze etniche presenti nelle regioni meridionali. Tra questi idiomi troviamo lo aari, il bench, il dawro, il dime, il dizi, il gamo, il gofa, il maale, lo hamer e il wolaytta.
Le lingue nilo-sahariane sono parlate dalle popolazioni nilotiche, minoranze etniche concentrate nelle zone a sud-ovest del paese. Queste lingue includono il nuer, lo anuak, il nyangatom, il majang, il surma, il me’en e il mursi.
L’italiano è ancora parlato da poche parti della popolazione, soprattutto tra le generazioni più anziane, ed è insegnato in molte scuole.
L’inglese è la lingua straniera più parlata e viene insegnata in tutte le scuole secondarie. L’amarico è la lingua di insegnamento della scuola primaria. Mentre tutte le lingue godono di riconoscimento statale nella Costituzione dell’Etiopia del 1995, l’Amarico è riconosciuta come lingua di lavoro del governo federale. Le varie regioni dell’Etiopia sono libere di determinare le proprie lingue.

 

Wat / Wet / Wot o Tsebhi è uno stufato etiope ed eritreo che può essere preparato con pollo, manzo, agnello, una varietà di verdure, miscele di spezie come il berbere e niter kibbeh, un burro chiarificato condito.

Diverse proprietà distinguono i wats dagli stufati di altre culture.
Forse la più ovvia è una tecnica di cottura insolita: la preparazione di un wat inizia con cipolle tritate cotte lentamente, senza grasso o olio, in una padella o pentola asciutta fino a quando gran parte della loro umidità non è stata allontanata. Viene quindi aggiunto il grasso (solitamente niter kibbeh) e le cipolle e gli altri aromatici vengono saltati prima dell’aggiunta di altri ingredienti. Questo metodo fa sì che le cipolle si rompano e si addensino allo stufato.

Wat è tradizionalmente mangiato con injera, una focaccia spugnosa, ed e’ il piatto nazionale dell’Etiopia.

In passato, le donne etiopi venivano giudicate in base alle loro abilità culinarie, e quelle che cucinavano meglio erano le più rispettate dai loro vicini e mariti.

Questo piatto lo troviamo anche in Eritrea, sotto il nome di Zigni / Zigini.

La ricetta seguita e’ quella dal libro “So Kocht Afrika” di Doreh che, almeno per il momento, non mi ha ancora tradita.

So Kocht Afrika – Doreh

Ingredienti – Doro Shiro Wat – 4-6 persone

1 pollo, diviso a pezzi
60ml di succo limone fresco
1 cucchiaino di sale
3 cucchiai di burro (meglio chiarificato "Niter Kibbeh")
2 cipolle tritate finemente o frullate
1 spicchio d'aglio
1 pezzetto di zenzero (circa 15cm) grattugiato
3 cucchiai di spezie Berberè (*)
115gr di concentrato di pomodoro
60ml di vino bianco secco
180ml di acqua
1 lattina di verdure miste (410gr)
6 uova, sode e pelate

Procedimento

Salate e strofinate i pezzi di pollo (dopo averlo lavato) con il succo di limone. Mescolate e fate marinare per 30 minuti.

Fate sciogliere il burro, aggiungete le cipolle tagliate a fettine e fatele glassare.


Aggiungete poi aglio, zenzero, berbere, concentrato di pomodoro, mescolate e fate cuocere a fuoco alto per circa 5 minuti, mescolando.


Inserite il vino, fatelo evaporare, e l’acqua.
Portate a bollore e riducete la temperatura, cuocendo per altri 5 minuti, fino a quando il liquido si e’ un po’ ristretto.

Asciugate i pezzi di pollo, tamponandoli, ed inseriteli nella salsa.

Aggiungete poi le verdure, riducendo nuovamente la temperatura e proseguendo la cottura per 15 minuti.

Etiopia. Doro Shiro Wat

Inserite le uova nella pentola, proseguendo la cottura per ulteriori 15 minuti, fino a cottura del pollo.

Etiopia. Doro Shiro Wat

Servite su un grosso piatto con l’Injera.

Etiopia. Doro Shiro Wat

 

Note Personali e Varie

  • spezie berbere = classica miscela originaria del corno d’ Africa. Molto diffusa in Somalia, Eritrea, ed Etiopia deve la sua popolarità al suo utilizzo nello zighinì, il tipico stufato di manzo.
    Piccante ed aromatico, comprende peperoncino, coriandolo, chiodi di garofano, cardamomo, pepe, fieno greco, cannella, pimento e zenzero.
  • Se volete preparare un piatto vegetariano, sostituite la carne con ceci lessati. In questo caso la preparazione si chiama “Doro Wat
  • Potete sostituire il manzo al pollo, seguendo li stesso metodo di preparazione , ed in questo caso il piatto viene chiamato “Sega Wat
  • Sanbat wat” (Sabbath wat) e’ la versione ebraica del piatto, sostituendo con olio il burro. In questo modo non si mischia la carne a prodotti caseari
  • Lo stufato deve risultare quasi cremoso, non liquido
  • Non ce l’ho fatta ad inserire anche l’uovo…
  • Le nostre quantita’ erano, logicamente, poco piu’ che dimezzate

La cucina etiope è molto simile a quella eritrea ed è costituita da piatti speziati di carni e verdure, normalmente sotto forma di wat (o wot), uno stufato, servito con injera, una specie di piadina dal diametro di circa 50 cm. fatta con farina di teff.

Gli etiopici mangiano utilizzando la mano destra, che con l’ausilio di un pezzo di injera raccoglie piccole porzioni di pietanza dal piatto comune posto sul tavolo basso da pranzo. Le posate sono raramente impiegate per mangiare questi piatti.
Quasi universalmente in Etiopia è comune mangiare nello stesso piatto al centro del tavolo in compagnia con un gruppo di persone. È anche usanza comune nutrire gli altri del gruppo con le proprie mani, una tradizione chiamata gursha.

La Chiesa Etiope prescrive un certo numero di giorni di digiuno, che comprendono i mercoledì, i venerdì e l’intero periodo della quaresima, pertanto la cucina etiopica è costituita da molti piatti appartenenti alla cucina vegana.
Questo ha portato i cuochi etiopi a sviluppare una ricca gamma di oli da cucina: oltre a quelli di sesamo e cardamomo, la cucina etiope impiega anche quelli di nug (scritto anche noog, conosciuto anche come semenero).

Il più noto alimento della cucina etiope è costituito da vari stufati di carne conosciuti come wat.

La cucina tradizionale etiope non impiega maiale o frutti di mare di qualsiasi tipo, in quanto sono vietati sia nelle fedi etiopi cristiano ortodosse che nella religione islamica ed ebraica.

Chechebsa, marqa, chukko, michirra e dhanga sono i piatti più famosi delle popolazioni Oromo. Kitfo, che ha avuto origine dai guraghé è uno degli alimenti ampiamente accettati e preferiti in Etiopia. Tihlo – che è un tipo di gnocco – è preparato con farina di orzo tostato ed è stato creato in Tigré e ora è molto popolare in Amara diffondendosi anche più a sud.

 

bemigibu tedeseti

Un po’ qua … und ein bisschen dort

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