Tratto da un racconto di Karen Blixen, premio oscar per il miglior film straniero, la stessa autrice che ha scritto “La mia Africa”.
Babette, signora francese ricercata dalla polizia del suo paese dopo i giorni della Comune, ripara in Scandinavia (o Danimarca??) dove trova lavoro e ospitalità presso due sorelle zitelle (Martina e Filippa), figlie di un pastore protestante.
Queste sono dedite alla preghiera e ad onorare la memoria del pastore decano, loro padre.
La loro vita semplice e puritana viene quindi interrotta dall’arrivo di Babette, mandata da un amico lontano che, senza alcun compenso in cambio dell’ospitalità le aiuta in casa e ad assistere i vecchi abitanti del villaggio.
L’unico legame che Babette ha con la Francia e’ l’acquisto annuo di un biglietto della lotteria.
Sino a quando, dopo una quindicina di anni di lontananza, riceve un messaggio a seguito della sua vincita.
Con i soldi ricavati, Babette imbastisce una favoloso pranzo francese per festeggiare il centenario della nascita del decano, il 15 di dicembre, ormai diventato guida spirituale per tutto il paese.
Le due sorelle vedono il banchetto come una minaccia alla loro vita tranquilla e come peccato per lo spirito.
Cosi’, in accordo con gli altri commensali, viene deciso che per tutta la durata del pranzo non verra’ proferita parola in relazione al cibo ed al vino.
Gli invitati arrivano e con loro un generale (l’unico all’oscuro della decisione) che capisce subito che quello sarebbe stato un pranzo speciale.
Stando a quanto affermato dal generale “Babette trasforma un pranzo in una avventura amorosa nobile e romantica, in cui non si è più capaci di fare distinzione fra l’appetito del corpo e quello dell’anima”.
Ed aiutati dalla bontà del cibo, dall’atmosfera e dall’amore con cui i piatti sono stati cucinati, tutti diventano gioviali e felici, perdonando i dissapori e sanando le discordie che che li stavano affliggendo.
Babette introduce la passione, le emozioni e il gusto per il bello attraverso un pranzo che ha cambiato poi il destino delle cose.
Non vuole per nulla stimolare la golosità, vuole solo far capire a tutto l’individuo che l’amore nutre e vivifica come un buon cibo.
Babette nuovamente povera, rimane nel paese di pescatori dato che “un’artista non è mai povero” ma “ho dato solo il meglio di me”.