Quest’anno ho deciso: tutte le mie piante (o quasi) fuori in giardino!
Si, forse sara’ un azzardo, ma almeno hanno la possibilita’ di godersi quel poco di frescura che passa qui in Baviera.
E non solamente il caldo torrido del Paradiso
Il lato positivo e’ che qui in Patatolandia di notte le temperature calano leggermente rispetto al giorno, cosi’ male a loro non fa di certo.
Anche la posizione che ho trovato mi sembra abbastanza ottimale: attaccate alla siepe, cosi’ da potersi godere i raggi solari del mattino e della sera, ed al contempo sono riparate, relativamente, dalla pioggia.
Da maggio ho messo fuori il ficus elastica che, dopo il suo taglio, mi sembra si stia riprendendo abbastanza.
La stessa cosa per i due vasi di dracena marginata, le cui foglie si stanno rinverdendo.
Prima di esporle all’esterno ne ho “sacrificate” alcune, giusto per verificare l’eventuale resistenza.
Tra queste troviamo le ultime acquistate, non sapendo bene ancora dove posizionarle in casa ed avendo delle radici pessime. Oltre a quella ricevuta da Barbara con le “orecchie da cocker”.
Diciamo che morte per ora non lo sono ancora.
L’ “orecchiona” sta anche migliorando, cosi’ da non avere avuto pieta’ neppure per le altre mie Phalenopsis, che hanno subito lo stesso trattamento.
Dopo aver cambiato a tutte le Phalenopsis sfiorite il substrato, tagliuzzato qua e la, le ho relegate all’esterno.
Diciamo che anche la Tillandia sembra aver gradito la nuova posizione temporanea.
Tanto da avermi regalato anche una radice, giusto per darmi la possibilita’ di pensare che sia una pianta VERA…. dopo almeno 5 anni a casa ho sempre immaginato fosse finta.
La sansevieria si sta rafforzando, mentre la pianta-ragno non ha piu’ le sue punte bruciacchiate.
Per ora non ci penso, ma quando a settembre rientreranno in casa saranno guai (per me).
Controllandole quotidianamente vedo spesso animaletti, bestioline, insetti e tanto altro ancora che corrono e scorrazzano felici sui gambi, sulle foglie e… all’interno del substrato!
Contaminero’ anche le altre, lo so 🙁
Un po’ qua … und ein bisschen dort