Da qualche tempo meditavo di preparare un impasto dolce, con il mio licoli.
Poi mi e’ venuta un’improvvisa voglia di biscotti “Lagaccio” (*)
Non che ne sia stata una profonda mangiatrice, ma questa idea (malsana) mi e’ sorta cosi’, spontaneamente.
Non so neppure io bene come mi sia venuto in mente il colore azzurro della confezione di questi biscotti liguri, genovesi per l’esattezza.
Sta di fatto che mi sono messa a cercare e, tra le diverse opzioni che Internet mi ha offerto, ho provato a seguire quella di Vivalafocaccia.
Ingredienti – Pseudo Lagaccio – biscotti
Biga 160 g di Farina Manitoba (W380) 90 g di Acqua 25 g di Lievito di Birra fresco (o 9 g di lievito secco) Impasto Principale 250-270 di farina Manitoba doppio zero 250 pasta madre (o biga come per ingredienti sopra) 6-8 g di lievito birra fresco (o 3 g di lievito secco) 80 g acqua 100 g burro 175 g zucchero 3 g Aroma Arancio 3 g Aroma di Vaniglia 3 g Aroma di Rhum (facoltativo)
Procedimento
Impasto Principale
Aggiungete la Pasta Madre (al massimo della maturazione) oppure la biga all’Acqua (*) ed il lievito di birra dell’impasto principale
Aggiungete gli aromi naturali, poi lo zucchero ed iniziate ad impastare
Aggiungete a poco a poco la farina, fino a quando la pasta non e’ omogenea e compatta
A questo punto aggiungete il burro a pezzettini a temperatura ambiente
( Non spaventatevi se l’impasto diventa un disastro, pian pianino il burro verrà assorbito dall’impasto. E’ molto importante usare farina forte (manitoba) di buona qualità’ per un buon risultato ).
Impastate fino ad ottenere l’incordatura dell’impasto (tipicamente 30-40 minuti a velocità 3 sul kitchen aid). L’impasto risulterà molto elastico e passera’ la prova velo.
Pirlate ed arrotolate la pasta.
Lievitazione
Copritela bene e fate lievitare per 1 ora
Formatura
Tagliate la pasta in due, schiacciatela bene, ripiegatela in 3.
Arrotolatela con la mani per fare un filone e disponeteli su una teglia ricoperta di carta forno e coprendoli bene
Seconda Lievitazione
Fate lievitare per 5-7 ore, o comunque fino al raddoppio del volume
Cottura
Infornate a forno gia’ caldo e cuocete a 180gradi (forno statico) per 25-30 minuti
Mettete i filoni a raffreddare su una griglia in modo che non si rapprendano e lasciateli raffreddare bene per almeno 12 ore
Biscottatura
Tagliate a fette i filoni, e disponete le fette su una teglia
Tostate in forno statico a 160° per 15-20 minuti
Fate raffreddare su una griglia
Note Personali
- Avendo Vera a mia disposizione, ho preferito optare per questa opzione.
Il Licoli era stato appena rinfrescato. - Se pensate di usare la biga, fate riferimento al post originale del Blog.
- Avendo il Licoli un po’ piu’ di acqua della Pasta Madre, ho aggiunto circa 50gr di farina in piu’.
Sono piaciuta?
Sinceramente a me si, mi hanno ricordato abbastanza quelle confezionate.
A Stephan non molto, lui e’ decisamente avverso alle fette biscottate in generale.
Da Wikipedia possiamo leggere:
I biscotti del Lagaccio (bescheutti do Lagasso in ligure) sono biscotti originari del quartiere del Lagaccio, a Genova.
Questo tipo di biscotto veniva un tempo chiamato, soprattutto nell’ovadese, anche biscotto della salute (in genovese bescheutti da salûte).
In realtà, si tratta due prodotti distinti provenienti dalla medesima, antica tradizione ligure e del basso Piemonte.
Mentre un tempo la principale differenza fra i due era la presenza fra gli ingredienti del Lagaccio di liquore o essenza di anice, nel corso del XX secolo i due prodotti si sono sempre più differenziati a livello merceologico e commerciale.
Il Biscotto del Lagaccio si è affermato come prodotto di nicchia, più simile alla “pasticceria secca”, grazie all’attività sia di produttori artigianali che di piccole aziende locali.
Il Biscotto della Salute (o Biscotto Salute, nella denominazione commerciale) ha visto svilupparsi dai primi del Novecento una importante produzione industriale, con buone fortune commerciali, identificandosi, diversamente dal Lagaccio, più come fetta biscottata dolce, da prima colazione, che non come prodotto di pasticceria.
Un po’ qua … und ein bisschen dort