Il panino di ieri sera, purtroppo, e’ rimasto come un macigno nel mio stomaco.
Con molta probabilita’ cio’ e’ dovuto anche al grosso rimorso che ho nei miei confronti.
Oggi sara’ l’ultima notte fuori, domani saremo di ritorno a casa, concludendo anche queste vacanze 2023.
Pochi giorni, rispetto a quelli che solitamente facevo con Tobias, dove ho avuto modo di entrare un pochino di piu’ nella cultura (soprattutto gastronomica) tedesca.
Questa mattina andremo a bere un pochino, effettuando un piccolo tour di degustazione, presso le cantine Befort.
Ed eccoci sulla via della degustazione.
A stomaco vuoto.
Le stradine sono gia’ affollate di persone con calici in mano, dove altre spiegano e danno delucidazioni circa il terreno, il trattamento del mosto e la fermentazione in botte.
Al termine di quei 5-6 vini testati, proprio mi girava la testa.
Cosi’ tanto che ci siamo fermati ad una panetteria per fare colazione: non avrei assolutamente resistito a procedere il viaggio in queste condizioni.
Proseguendo in macchina, tra i diversi filari, ci dirigiamo nuovamente in direzione sud.
Prossima sosta..
l’antica citta’ di Heidelberg, che sorge nel bassopiano dell’alto Reno, sulla riva sinistra del fiume Neckar.
I primi insediamenti risalgono alla preistoria.
La citta’ vera e propria, costituita in origine da un castello su un’altura e dal villaggio alle sue pendici, fu fondata nel secolo XII e crebbe di dimensioni e di importanza tanto che nel 1396 il conte palatino Roberto I di Wittelsbach vi fondo’ l’universita’, la piu’ antica di Germania, che divenne preso anche la piu’ prestigiosa, riconosciuta a livello internazionale.
Heidelberg ospita attualmente il quartier generale della NATO per l’Europa centrale.
Il paese, decisamente universitario, non e’ terribile se non fosse per l’orda di turisti in giro, a caccia dell’ultimo sole tiepido e seduti ai tavolini esterni dei bar.
La Chiesa del Santo Spirito / Heiliggeistkirche fu costruita tra il 1398 e il 1441.
A partire dal 1706 divenne un luogo di culto per cattolici e protestanti, con una parete che separava le due congregazioni; dal 1936 è una chiesa protestante.
Sulla facciata sono ancora visibili dei segni utilizzati in epoca tardomedievale per assicurarsi che i Brezel fossero della giusta forma e misura.
Uscendo ci troviamo direttamente su Marktplatz, il cuore pulsante dell’Altstadt.
Dall’altra parte della strada, in Haupstrasse 190, si trova la Hofapotheke (Farmacia regia), costruita all’inizio del Settecento e riconoscibile dagli stemmi araldici dorati tuttora visibili.
Al centro della Marktplats sorge la gorgogliante fontana di Ercole in cui la statua del nerboruto eroe campeggia in cima a una colonna – alla quale in epoca medievale venivano incatenati e lasciati esposti al pubblico i rei di crimini minori.
Mentre Stephan sorseggiava la sua birra ,
mi sono avvicinata a curiosare ad una manifestazione in corso.
Veramente forti queste attiviste!
Un attimo, mio, di distrazione ed avevo in mano un’ottima “bohemische prugna”, pasta lievitata con un tocco di sale insieme allo zucchero a velo (non so se voluto o casuale, ad ogni modo il sapore era perfetto).
Procediamo camminando e curiosando senza meta, per la cittadina.
La Porta di Carlo / Karlstor e’ un arco romano in stile neoclassico e definisce uno dei bordi della vecchia città.
Fu costruito come dono dei cittadini al principe, l’elettore Karl Theodor.
Scorci e panorami vari non guastano mai i nostri occhi
Ed eccoci ad uno degli emblemi piu’ rappresentativi della citta’: il Castello, nel suo imponente complesso in arenaria rossa, arroccato a circa 80 metri sopra l’Altstadt (la Citta’ Vecchia)
Il castello di Heidelberg, in parte in rovina, si erge proprio come in un libro di fiabe ed è uno dei luoghi più romantici della Germania.
Questa fortezza rinascimentale è stata teatro di molte e rocambolesche vicende, che hanno visto protagonisti principi del Palatinato, invasori svedesi, francesi pronti alla battaglia, riformatori protestanti e devastanti incendi provocati dai fulmini.
I suoi tumultuosi trascorsi storici, la sua austera bellezza e le sue alterne fortune furono motivo ispiratore, due secoli fa, del movimento romantico che dalla Germania si diffuse in tutta Europa.
Il “vecchio ponte” ( Alte Brücke ) , costruito nel 1788 e lungo 200 m, collega l’Altstadt con l’argine destro del fiume e con lo Schlangenweg (Sentiero dei Serpenti), i cui tornanti salgono lungo l’altura fino al Philosophenweg (Sentiero dei Filosofi). Nel marzo 1945, con le truppe americane alle porte di Heidelberg, l’esercito tedesco in ritirata fece saltare in aria il ponte. Sui piloni del ponte sono visibili i segni delle piene storiche del fiume.
Sul lato del ponte in prossimità dell’Altstadt campeggia la statua in ottone di una scimmia (1979) che tiene in mano uno specchio accompagnata da alcuni topolini: si dice che toccare lo specchio porti ricchezza, toccando le dita tese della scimmia si ritornerà a Heidelberg, mentre toccare i topolini è garanzia di una prole molto numerosa.
{ Onestamente non ricordo cosa abbia toccato della scimmia in questione… }
Durante il proseguo verso BadenBaden abbiamo incontrato un grosso incidente, con tanto di elicottero ed incolonnamento per un’oretta.
Finalmente a Rastatt, alla CityPension, dove abbiamo concordato essere stata decisamente un’ottima soluzione per la nostra notte: qualita’ e prezzo sono assolutamente perfetti.
La stanza e’ spartana, non eccessivamente costosa ma si trova a pochi passi dal centro del paese, che visiteremo domani.
La cena l’abbiamo effettuata nel ristorante a fianco del nostro Hotel, alla
Gasthaus zum Engel.
Essendo ancora in terra tedesca, non abbiamo lesinato a cibo locale… Strassburgerwurst, Zucchinischnitzel annaffiati da delle ottime Engelbier, Weizenbock.
Per finire.. un dolcino per me, con un Espresso Parfait (decisamente non eccezionale e speravo in qualcosa di meglio), servito in tazzina.
Ed ora a nanna, il letto mi aspetta!!!
Per Informazioni
Gundel (Panetteria)
Haupstrasse, 212
Heidelberg
CityPension (pernottamento)
Kaiserstraße 65/1
76437 Rastatt
Gasthaus zum Engel (Cena)
Kaiserstrasse, 65
Rastatt
Un po’ qua … und ein bisschen dort