Mamma Paola e’ passata da me, lasciandomi un presente: un cespo del suo anemone che aveva in giardino.
Il nome del genere, attribuito da Teofrasto, significa fiore del vento per le fragili corolle variamente colorate, decisamente un nume romantico e spettacolare.
Ora, diciamo con sicurezza che Paola adora il suo giardino, quotidianamente taglia i fili d’erba che sono piu’ lunghi, parla alle sue piante, non trascura minimamente di fertilizzarlo o di dissodare la terra.
In pratica il suo passatempo e’ questo.
Ed il giardino corrisponde il suo amore per lei, donandogli fioriture copiose e eccezionali.
Io non sono come lei.
Si, il giardino lo posseggo ma… lo trascuro miseramente.
Se vedo una piantina la pianto immediatamente, scordandomi di bagnarla o, peggio ancora, di quale specie fosse.
Ed il risultato lo noto con erbacce di ogni sorta.
Detto questo … sono rimasta spiazzata in quanto non avevo la benche’ minima idea di dove posizionare la sua pianta.
Dopo un breve giro, ho trovato la posizione (forse).
Non so ancora se si tratta di quella giosta o meno, ma ho iniziato a scavare (ed ora che ci penso… non ho neppure bagnato il terreno!).
Non ho neppure chiesto che colore siano i suoi fiori… spero ardentemente di riuscire a vederli fioriti, qui da me.
Anemone, o Euanemona, è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Ranunculaceae, comprendente una settantina di specie di cui alcune spontanee dell’Europa mentre altre provenienti dal Sudafrica o dal Sud America
La mitologia gioca a suo favore.. (tratto da Wikipedia)
Narra una leggenda che Anemone fosse una ninfa della corte di Flora. Un giorno Zeffiro e Borea s’innamorarono di lei, ma Flora indispettita decise di punirla tramutandola in fiore. La condanna peggiore fu che era destinato a schiudersi precocemente e subire i venti di tramontana Borea ancora freddi, che spargono nell’aria i suoi petali, così che all’arrivo del venticello primaverile Zeffiro il fiore fosse già avvizzito.
Un’altra leggenda narrata da Ovidio, dice che Adone ucciso da un cinghiale, veniva pianto da Venere che l’amava. Venere versò una sostanza magica sul sangue dell’amato da cui nacque un fiore, l’anemone.
Il suo legame coi venti è testimoniato anche dall’origine del nome ànemos, dal greco vento.
Gli egizi ponevano ciotole fiorite all’interno delle piramidi mentre gli etruschi lo coltivavano intorno alle tombe. Per Plinio il Vecchio il fiore aveva virtù magiche, e raccomandava di cogliere il primo fiorito nell’anno, chiuderlo in un sacchetto rosso di tela e di portarlo vicino al cuore per scongiurare malocchio e febbre.
Nella Iconologia, il Ripa cita l’anemone alla voce “Infermità”, poiché secondo gli antichi significava infermità. Il fiore è purpureo e bello, ma poco dura perché il vento se lo porta via.
Un po’ qua … und ein bisschen dort