Milano non e’ una citta’ vastissima, se comparata a molte altre citta’ europee.
Ma di sicuro ci si riesce a perdere 🙂
Quest’oggi, per arrivare in centro, abbiamo utilizzato i mezzi di trasporto (autobus prima) e metro dopo. Cosi’ da evitare di dover parcheggiare chissa’ dove e girando il tutto agevolmente (se non si considerano le attese per l’arrivo dei mezzi).
Ma anche questo fa parte della scoperta.
Quante volte da San Babila avete passeggiato lungo corso Vittorio Emanuele, guardando le vetrine illuminate, in direzionel Duomo?
Quante volte avete fatto una breve sosta alla Basilica di San Carlo al Corso, chiesa di rito Ambrosiano?
Nessuna presuppongo…
Ebbene, questa e’ stata “quella volta”, almeno per noi.
Dal di fuori la Basilica di San Carlo al Corso si puo’ riconoscere per l’immensa cupola ben visibile dalla strada, dove appunto la Chiesa e’ sita, giusto in una piazzetta laterale di Vittorio Emanuele.
Non abbiamo il tempo di entrare al suo interno che, sulla facciata esterna, incontriamo un imponente colonnato neoclassico, molto spesso ricoperto da locandine varie e pannelli, necessari per nascondere i lavori di restauro.
Ma in chiesa si riesce ad accedere ugualmente, e senza pagare il biglietto!
Ricordiamo che San Carlo Borromeo e’ il co-patrono della citta’ milanese insieme a Sant’Ambrogio.
L’edificio fu costruito in sostituzione della chiesa medievale di Santa Maria dei Servi, sede milanese dell’ordine dei Serviti.
All’interno domina la grande aula circolare cupolata di 32,2 metri di diametro. Contornata dal colonnato anulare in granito rosso che, come il Pantheon, sfiora le pareti, traforate da esedre che formano cappelle, di cui una appartiene all’originale antica chiesa conventuale, dedicata all’addolorata.
Al centro si apre un profondo presbiterio con una sua piccola cupola, colonne laterali e una ornamentazione assai ricca.
Particolare, almeno per la sottoscritta, il dipinto dell’ “Ultima cena“, in formato veramente tridimensionale e “futurista”.
Proseguendo sul Corso, possiamo scorgere in lontananza la Madonnina che “brilla da lontano” sulle cime del Duomo, simbolo indiscutibile della citta’ di Milano.
Siamo quasi giunti alla galleria Vittorio Emanuele II, nota galleria commerciale milanese che, in forma di strada pedonale coperta, collega piazza Duomo a piazza della Scala.
Fin dalla sua inaugurazione fu sede di ritrovo della borghesia milanese tanto da essere soprannominata il “salotto di Milano“: costruita in stile neorinascimentale, è tra i più celebri esempi di architettura del ferro europea e rappresenta l’archetipo della galleria commerciale dell’Ottocento
La struttura principale della Galleria è formata da due bracci incrociati, di cui il maggiore che congiunge piazza della Scala a piazza Duomo è lungo 196 metri, mentre il minore che unisce via Foscolo a via Pellico misura 105 metri.
Le facciate interne, impostate su tre piani più un mezzanino, presentano una decorazione piuttosto vistosa in stile rinascimentale lombardo
La tradizione vuole che ruotare per tre volte su sé stessi col tallone destro in corrispondenza dei genitali del toro ritratto a sul pavimento dell’ottagono della galleria, porti fortuna.
Il gesto, in origine, sarebbe stato eseguito come scherno verso la città di Torino, per poi diffondersi semplicemente come rito scaramantico. Tale rituale, ripetuto spesso al giorno, principalmente da turisti, usura velocemente l’immagine del toro, la quale deve essere ripristinata frequentemente
Volevate forse non fare una foto ai Ghisa??
Dal 4 ottobre 1860 i “survegliant”, agenti della Pubblica Vigilanza Urbana, assistono la cittadinanza.
Tra le teorie sull’origine del nome c’è quella della forma del cappello che sembra un cilindro di ghisa e quella che, invece, risalirebbe più alla costituzione dei primi vigili, che furono scelti di corporatura molto robusta, simile all’acciaio.
Dalla foto scattata… opterei per la prima 🙂
Uscendo dal Salotto milanese, ci si trova in Piazza della Scala
e ci si imbatte nel Museo di Leonardo da Vinci, mostra che consente di scoprire il vero artista ed inventore.
Oltre alla statua commemorativa di Leonardo, se ci guardiamo intorno possiamo trovare anche una lastra in marmo.
Questa ha un’epigrafe incisa, in ricordo del “Bollettino della Vittoria”.
E’ il documento ufficiale con cui il generale Armando Diaz, comandante supremo del Regio Esercito, annunciò, il 4 novembre 1918, la vittoria dell’Italia e la disfatta nemica nella prima guerra mondiale.
Ogni anno, il 4 novembre, le istituzioni italiane celebrano l’avvenimento con la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate.
Milano non e’ solamente monumenti e statue.
Ci si ricorda anche di come le grandi aziende informatiche sono presenti sul territorio… con i loro negozi.
Carino l’ingresso di Apple store. Non vi pare?
Milano e’ anche, ma soprattutto, la “Veneranda fabbrica del Duomo”
La Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano è lo storico ente preposto alla conservazione e valorizzazione della Cattedrale.
Istituito nel 1387 da Gian Galeazzo Visconti, Signore di Milano, per la progettazione e costruzione del monumento, si adopera da oltre 630 anni nella conservazione e nel restauro del Duomo, nell’attività di custodia e di servizio all’attività liturgica e nella valorizzazione del suo patrimonio, provvedendo al reperimento delle risorse necessarie al suo mantenimento.
Non che vada cosi’ spesso in Piazza del Duomo, ma a memoria non ricordo una singola volta in cui non lo abbia visto spoglio da tutti i trabattelli e dai lavori di restauro-pulizia che effettuano.
Purtroppo anche oggi, per poter accedere al suo interno, bisogna fare una fila spropositata e, senza biglietto, non si passa.
Solamente una volta ho partecipato ad un concerto al suo interno, in una aula buia, ma la maestosita’ delle sue vetrate non ha paragoni.
I lavori per l’edificazione del Duomo di Milano iniziarono quando il gotico delle cattedrali era ormai giunto alla sua massima fioritura, nel 1386, con la decisione di fondarlo là dove erano situate le antiche basiliche di Santa Maria Maggiore e di Santa Tecla, i cui resti, unitamente a quelli del Battistero di San Giovanni alle Fonti, sono tuttora visibili all’interno dell’Area Archeologica.
Un po’ qua … und ein bisschen dort