# 152 – Repubblica Federale del Brasile. Farofa

La farofa è un contorno salato della cucina brasiliana, il cui ingrediente principale è la farina manioca o la farina di mais (“milho” in portoghese), generalmente passata nel grasso; a questo possono essere aggiunti innumerevoli ingredienti, come cipolle, olive, noci, pezzi di pancetta croccante, essiccato a scatti o erbe fresche.

In Brasile si tratta di un piatto molto popolare, che risale all’età coloniale ed è presente in varie cucine regionali, servito come contorno a piatti di carne (churrasco) o pesce. Essendo un alimento molto economico e facile da preparare, è molto diffuso tra i lavoratori.

La preparazione di base consiste nella tostatura della farina di manioca, detta tapioca in portoghese, in un grasso quale burro, margarina o olio.
Spesso si prepara un soffritto di cipolla tritata finemente nel quale eseguire la tostatura.

Varianti tipiche vengono eseguite aggiungendo, prima della tostatura altri ingredienti, quali: trippa, pancetta arrostita, salsiccia fritta, uovo, cipolla, banana, cavolo.

Popolare sin dai tempi dei primi coloni brasiliani, è tipicamente cosparso di piatti saporiti come la feijoada e lo xinxim. Una varietà popolare di Bahia è fatta con banane e cipolle. Farofa ha una tale eredità in Brasile che ha persino il suo shaker, chiamato farinheira, che si trova praticamente su ogni tavolo del paese.

A causa della sua consistenza sabbiosa e di una relativa mancanza di sapore, gli estranei a volte sono perplessi dal farofa, ma l’abitudine di mangiarlo si insinua facilmente su chiunque si conceda comunemente dei piatti di carne brasiliani.

Note Personali

    • Non avendo gli ingredienti corretti (manioca/tapioca), l’ho preparata scaldando un poco di farina di mais, quella per polenta, in un padellino con dell’olio.

  • Volendo utilizzarla solamente per la sua croccantezza, dato che i grassi erano gia’ presenti nel piatto principale, non la ho condita ulteriormente, ma l’ho leggermente distribuita sulla portata.

Desfrute de sua refeição

Un po’ qua … und ein bisschen dort

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